Una Teoria controcorrente ed in antitesi con le attuali teorie psicologiche-psicoanalitiche.

La Teoria che vi propongo fornisce un cambio di paradigma, una spiegazione differente circa la genesi di alcuni “elementi” prodotti dal cervello cioè una nuova spiegazione delle motivazioni che inducono il cervello a produrre emozioni negative, comportamenti disfunzionali, pensieri destabilizzanti, sensazioni sgradevoli o più in generale sofferenze e stati d’animo che non vorremmo avere e che cerchiamo di risolvere o di curare con farmaci o psicoterapie.

La Teoria che ho potuto mettere a punto dopo anni di lavoro e osservazioni, si basa sulle nuove conoscenze messe a disposizione dai nuovi strumenti di indagine (FNMR, Neuroimaging), relative al funzionamento delle varie aree neuronali e procede attraverso l’analisi di dati presenti in letteratura scientifica e di dati esperienziali ed empirici, prodotti nel corso di oltre 15 anni di studio e di ricerca (in parte indipendente).

Secondo la Teoria da me proposta, il cervello non produce, come si è sempre creduto, questi elementi soltanto come RISPOSTA a eventi esterni (come ad esempio accadimenti o situazioni quotidiane) o ad eventi interni (come ad esempio pensieri, riflessioni o ragionamenti) ma quasi sempre come TENTATIVO di operare un vero e proprio “sabotaggio del benessere”, come tentativo di ostacolare e limitare i desideri e gli obiettivi del Soggetto. 

Esiste infatti una precisa area del nostro encefalo programmata per indebolire e generare sofferenze e sensazioni destabilizzanti (clicca qui per vedere un video esplicativo su questo argomento).

Alla luce dei dati appena esposti, appare arduo e forse impossibile ogni tentativo di ristabilire il benessere psicofisico senza tenere conto della parte del cervello che “desidera”, ha necessità, progetta, favorisce e “produce” (senza che noi lo sappiamo) indebolimenti o veri e propri elementi di sofferenza: tanto noi cercheremo di eliminare l’elemento destabilizzante prodotto e utilizzato dal cervello per indebolirci, tanto il cervello lo rimetterà in sesto, lo rinforzerà o lo sostituirà con un altro ancora più efficace e difficile da eliminare.

Test per leggere le aree di memoria inaccessibili.

I motivi che sottendono ad un comportamento così bizzarro, e quasi autodistruttivo operato da alcune aree del cervello, sono celati in alcune aree di memoria a cui si è cercato di accedere invano sin dai tempi più antichi attraverso tecniche come l’ipnosi fino ad arrivare, alla fine del XIX secolo, agli studi e agli strumenti di indagine delle memorie inconsce proposti da S. Freud (da cui puoi sono nate le altre Scuole di pensiero): purtroppo Freud non aveva a disposizione gli studi sui circuiti dopaminergici e sul sistema limbico per cui non potè correlare la sua Teoria psicoanalitica al funzionamento neurochimico del cervello.

Utilizzare percorsi o test che prendano in considerazione gli “effetti” (sulle nostre emozioni, sui nostri pensieri o sui nostri comportamenti) di tali aree di memoria, oppure test per l’analisi della personalità, che però non leggono le aree di memoria quanto piuttosto le dirette conseguenze della loro presenza, sul nostro modo di essere e sul nostro comportamento risulta sicuramente utile e fa parte di un percorso di psicoterapia ma è altrettanto importante, secondo i miei studi, visto il funzionamento delle aree autonome del cervello ed in particolare dei neuroni dopaminergici e considerando le modalità di costruzione delle reti concettuali presenti nel sistema cognitivo, conoscere le memorie presenti in alcune aree di memoria poiché è da esse che dipende la produzione dell’85% dei pensieri, delle emozioni e dei comportamenti che viviamo quotidianamente.

Tali aree di memoria sono effettivamente state oggetto di studio anche da parte di altri team di ricercatori ma il loro contenuto è sempre stato impossibile da decifrare finché gli studi della Professoressa Paola Mosconi Bernardini e del Professor Raul Gagliardi, con i quali ho avuto il piacere di collaborare, presso l’Università degli Studi di Pavia, non hanno indagato il funzionamento del sistema cognitivo e i meccanismi di costruzione dello stesso a partire dalle reti concettuali.

Dopo 18 anni di ulteriori studi, osservazioni, analisi dei dati e di approfondimenti sui meccanismi di funzionamento del cervello, nel 2013 ho messo a punto un test (sotto forma di domande) in grado di dare indicazioni precise e puntuali sulle aree di memoria nascoste che producono comportamenti, atteggiamenti ma anche modi di essere, modi di pensare, sensazioni, percezioni della realtà e influiscono enormemente sulla produzione delle emozioni, dei pensieri e degli stati d’animo.

Possibilità di operare sulle aree di memoria.

Dopo aver individuato le caratteristiche di tali aree di memoria, ed aver messo a punto il test per individuarne il contenuto, è stata sperimentata con successo una nuova procedura di apprendimento attraverso la quale si è resa finalmente possibile l’interazione con esse per influenzarne il funzionamento o per modificarne il contenuto attraverso la somministrazione di stimoli (sotto forma di “azioni)” in grado di:

a – indurre, nell’immediato, la produzione di dopamina ad opera dei neuroni dopaminergici;

b – costruire nuove memorie (in grado di sostituire quelle presenti sin dall’infanzia, che inducono -come già detto- indebolimenti e sofferenze) che favoriscano la genesi di nuovi schemi di funzionamento e quindi l’eliminazione degli elementi destabilizzanti desiderati dalle vecchie memorie;

Per la prima volta, grazie a queste scoperte, si è potuto decifrare il contenuto delle memorie nascoste (l’inconscio Freudiano) e si è trovata la chiave per poter interagire con esse per disattivare il loro tentativo di produrre elementi destabilizzanti e per sovrascriverle definitivamente.

Clicca qui per effettuare il test sulle aree di memoria che causano la tua sofferenza così da intervenire su di esse e risolverla definitivamente!