In molti casi, come visto, il cervello sviluppa patologie del corpo e della mente quando l’area filtro, dopo aver analizzato i dati provenienti dalla realtà esterna o dalla propria realtà interna, compie degli errori e determina risposte disfunzionali che provocano direttamente emozioni negative come ansia, panico o paure difficili da contenere o generano un’alterazione dei sistemi di controllo mente-corpo.

Tuttavia esiste un’altra eventualità molto più frequente di quanto non si pensi: l’accumulo di energia.

 

Molto spesso, infatti, a causa di meccanismi ormai noti che spiegheremo qui di seguito,

  • sia l’alterazione dei sistemi di controllo mente-corpo (che causa patologie vere e proprie)
  • sia la produzione di emozioni negative
  • che la genesi di pensieri disfunzionali

si verificano quando il cervello accumula energia. 

 

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Ma perché il cervello produce energia in eccesso e la accumula?

Tutti noi abbiamo una parte animale molto aggressiva (abbiamo un DNA non troppo dissimile da quello di altri animali, notoriamente più aggressivi e territoriali) poi durante lo sviluppo della personalità, quando siamo piccoli, le aree del cervello che seguono le istruzioni del DNA vengono inibite e bloccate mentre vengono favorite quelle dell’ubbidienza, della paura del giudizio e della sensibilità (che a quel punto risultano iperdimensionate). 

Ovviamente tale azione di inibizione non elimina dal DNA quei geni che hanno la funzione di esprimere forza e capacità aggressiva per cui essi rimangono accesi ma la loro azione/funzione risulta inibita: i neuroni inibitori della corteccia prefrontale infatti non permettono di tradurre in un comportamento attivo il desiderio istintuale di aggressività prodotto da questa parte di DNA, come conseguenza dell’educazione ricevuta durante l’infanzia e così il cervello accumula energia; è come se lasciassimo il motore dell’automobile acceso ma non mettessimo mai la marcia! Il motore acceso produrrebbe solo rumore e surriscaldamento fino a danneggiare le componenti dell’automobile stessa!

Nel nostro cervello accade qualcosa di simile: i geni dell’aggressività vogliono esprimere il loro potenziale e generano desideri istintuali che noi (ovviamente) non trasformiamo in “azione” e ciò si traduce in accumulo di energia che il cervello è costretto a dirottare da qualche parte per cui attiva il sistema endocrino, quello immunitario o quello nervoso e produce disequilibri nell’intero organismo!

Anzi! in taluni casi si verifica un vero e proprio effetto paradosso: l’azione di inibizione di queste parti del DNA ne aumenta il potenziale aggressivo che raggiunge finanche bisogni distruttivi.

L’energia in eccesso può generare davvero moltissime patologie che riguardano il pensiero o le emozioni (ansia, attacchi di panico, paure, rimuginazioni, rabbia, nervosismo), che coinvolgono il comportamento (dipendenze, gelosia, timidezza, relazioni insoddisfacenti e logoranti) oppure ancora gli organi interni, il metabolismo, il sistema endocrino, il sistema immunitario o il sistema nervoso che normalmente curiamo con i farmaci ma che possono essere risolte, secondo gli ultimi studi delle Neuroscienze, sfruttando alcune caratteristiche di funzionamento dell’emisfero destro (dunque non attraverso il linguaggio ma attraverso un allenamento emozionale, fornendo al cervello stimoli legati alle emozioni).

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LA BUONA NOTIZIA

Cosa fare se ci si trova di fronte ad una patologia? Soffri di un disturbo correlato con le emozioni, con il comportamento o di un disturbo che colpisce gli organi interni?

Il consiglio è sempre il medesimo: rivolgersi al medico per avere una diagnosi ed una terapia classica (farmacologica) tuttavia, grazie alle Neuroscienze da oggi è possibile fare un breve test per verificare se il problema che ci affligge è correlato con un problema di energia accumulata (che magari non sappiamo di avere!!) così da sapere subito se è possibile ripristinare l’equilibrio energetico dell’organismo attraverso le nuove tecniche che le Neuroscienze mettono a disposizione, come ormai molti scienziati affermano, riportando il cervello nelle condizioni di equilibro energetico, com’era prima che il sintomo di manifestasse.