Quali sofferenze ti produce il cervello?

 

Permettetemi qualche paragrafo un po’ più tecnico, per gli addetti ai lavori o per i più curiosi:

Iniziamo con una domanda: perché la Teoria che ho sviluppato e proposto è così tanto diversa dalle altre (su cui si basano, ad es. le Discipline psicologiche) e promette di intervenire efficacemente e concretamente sulla genesi delle emozioni e di ogni altro elemento destabilizzante generato dal nostro cervello?

Il motivo è molto semplice: il percorso formativo che ho ideato e strutturato permette di conoscere i meccanismi di funzionamento delle aree neuronali e questo risulta fondamentale per il benessere perché consente di modificare le chiavi di lettura che il cervello contiene all’interno delle reti concettuali registrate nelle aree di memoria che interagiscono con la produzione delle emozioni destabilizzanti, dei pensieri intrusivi e demotivanti che ci frenano, dei comportamenti disfunzionali e controproducenti, degli stati d’animo che possono abbatterci e delle sensazioni che possono farci soffrire e che viviamo quotidianamente.

Cosa vuol dire tutto questo?

Semplice, fino ad oggi si era creduto che le emozioni destabilizzanti e le sensazioni spiacevoli (o le sofferenze emotive in generale) derivassero dalla nostra rielaborazione cosciente degli eventi o delle situazioni contingenti e quotidiane che ci trovavamo a vivere (come ad esempio la frase di qualcuno, un giudizio o un parere negativo, una azione inaspettata o un comportamento considerato come irrispettoso nei nostri confronti o un altro accadimento quotidiano che ci fossimo trovati a subire ingiustamente): niente di più sbagliato!

Le emozioni infatti non vengono prodotte a seguito di una nostra rielaborazione cosciente degli eventi o delle situazioni che ci troviamo a vivere ma vengono generate solo in seguito alla rielaborazione effettuata da un’area autonoma del nostro cervello, una specie di filtro che analizza gli eventi e le situazioni 0,3 secondi PRIMA della nostra rielaborazione cosciente, quindi senza il nostro intervento volontario, così come dimostrato dagli esperimenti condotti con la risonanza magnetica funzionale e con avanzate tecniche di neuroimaging.

In altre parole, le emozioni nascono dopo la rielaborazione operata da un’area autonoma del cervello – ovvero solo dopo la lettura che quest’area autonoma produce – e noi poi ci troviamo a viverle e a doverle gestire! Praticamente ci troviamo a soffrire a causa della presenza di aree autonome progettate dalla Natura per leggere gli eventi al nostro posto e… a nostra insaputa!

A questo punto dovremmo chiederci:

“Ma come è possibile che queste aree autonome, predisposte da Madre Natura alla lettura degli eventi, decidano di generarci così tante sofferenze, spesso di elevata intensità e così protratte nel tempo?”

Invece è possibile! Le aree autonome sbagliano!

Il problema nasce dal fatto che questa parte autonoma del cervello che analizza gli eventi in anticipo rispetto alla rielaborazione volontaria e cosciente, possiede moltissime chiavi di lettura completamente sbagliate (a causa della programmazione effettuata dai genitori o dagli educatori nei primi 5 anni di vita) e così la rielaborazione degli eventi operata dal cervello e la conseguente risposta emotiva non possono che risultare completamente fuori luogo cioè inutili e decontestualizzate.

Ecco perché soffriamo!

Teoricamente, le emozioni generate a seguito dell’elaborazione effettuata da questa parte autonoma dovrebbero essere utili e darci un vantaggio, un aiuto, un suggerimento (le emozioni sono nate filogeneticamente per aiutarci!) tuttavia esse risultano quasi sempre totalmente inutili, anzi, destabilizzanti e disfunzionali!

Attraverso il percorso formativo che propongo, è possibile imparare come funziona il cervello e quali nuove chiavi di lettura memorizzare per far sì che queste aree autonome non compiano errori nella lettura dei dati della realtà così da interrompere la produzione, altrimenti inevitabile, di elementi destabilizzanti, causa diretta delle nostre frequenti e spesso intense sofferenze emotive!

Molto spesso sento dire che soffrire è normale ma si tratta di un errore: soffrire non è biologicamente normale così come crediamo perché la sofferenza emotiva nasce dalla sopportazione di elementi destabilizzanti prodotti inutilmente dal cervello.

Non a caso, la parola soffrire deriva dalla parola latina subferre che vuol dire proprio sopportare: ogni istante della vita ci troviamo a sopportare gli elementi destabilizzanti che il cervello ci costringe a vivere a causa di concetti strutturanti completamente sbagliati, presenti nelle nostre aree di memoria del sistema cognitivo: se questi concetti strutturanti non fossero presenti… noi NON soffriremmo!

Ecco perché propongo un percorso formativo: se vogliamo smettere di soffrire possiamo modificare e sostituire i concetti strutturanti biologicamente non corretti con altri idonei, così che la parte del cervello responsabile della genesi di emozioni e sensazioni possa avere le giuste chiavi di lettura e non generi inutili e stancanti elementi destabilizzanti che poi ci troviamo a dover sopportare con conseguenti, ovvie, sfiancanti sofferenze emotive.

Il problema – come detto – è conoscere quali concetti biologici strutturanti presenti nelle aree di memoria del sistema cognitivo devono essere sostituiti (ovvero quali sono quelli biologicamente non coretti a causa dei quali si creano emozioni inutili che ci destabilizzano) ma bisogna anche sapere con quali nuovi concetti biologici sostituirli! e soprattutto con quali modalità il cervello potrà memorizzare le nuove informazioni! Fortunatamente tutto questo è ben noto ai Biologi.

Il percorso formativo che propongo permette di imparare nuovi concetti strutturanti biologicamente corretti.

Secondo i miei studi, coerentemente con la Teoria che propongo, ma anche come l’evidenza dei fatti testimonia, qualsiasi intervento che non vada a modificare i concetti strutturanti che il cervello utilizza prima di generare emozioni si ottengono al massimo risultati parziali e comunque di certo temporanei perché le chiavi di lettura restano le medesime di prima.

Quanti farmaci si usano per l’ansia e per le paure? per quanto in parte efficaci, quanto davvero sono efficienti le terapie che vengono ad oggi proposte per risolvere i disturbi del comportamento? o quanto stanno funzionando le terapie più accreditate, per scongiurare il triste fenomeno della violenza – sempre più dilagante – così come da tutti osservabile? quanto gli attuali paradigmi scientifici forniscono chiavi di lettura in grado eliminare davvero le sofferenze correlate con le emozioni e con i pensieri intrusivi? e quanto invece mancano risultati apprezzabili o duraturi e definitivi?

Avete provato a cercare su Google quanto vende anche soltanto uno dei tanti farmaci proposti per la cura dell’ansia o per la depressione?

E allora cosa è necessario fare per non soffrire?

Se davvero si vuole agire a monte, sulla vera causa del problema (le memorie del sistema cognitivo), in modo che il cervello NON PRODUCA più tutte quelle emozioni destabilizzanti in grado di generare insicurezze, sconforto e pesanti sofferenze quotidiane, invece di lasciare che esse vengano prodotte per poi cercare di contenerle con farmaci o terapie, propongo un percorso formativo grazie al quale fornire al cervello nuovi concetti strutturanti, che il cervello potrà utilizzare per leggere gli eventi in modo nuovo così da non generare più tutte le sofferenze emotive che sicuramente e inevitabilmente il cervello produrrebbe, se permanessero in memoria i concetti strutturanti biologicamente sbagliati.

Percorso formativo = imparare e memorizzare nuove nozioni biologiche che rappresentino nuove chiavi di lettura e nuovi punti di riferimento per le aree autonome del cervello che sono le vere responsabili della genesi di tutte le emozioni, i pensieri, le sensazioni ed i comportamenti che possono farci soffrire!

Ma solo un percorso formativo che insegni nuovi concetti strutturanti biologici può permettere di memorizzare nuove informazioni nel sistema cognitivo: nessun farmaco e nessuna psicoterapia può raggiungere questo obiettivo.

D’altronde la genesi di sofferenze emotive segue un percorso ben noto e definito, come evidenziato dalla mia Teoria e come proposto dal mio cambio di paradigma:

  1. la parte autonoma del cervello analizza l’evento (una frase, un comportamento, un’azione, una situazione) e procede alla rielaborazione cioè decide se produrre un’emozione e anche quanto essa dovrà essere intensa;
  2. per prendere queste importanti decisioni, la parte autonoma del cervello deve prima consultare l’area di memoria contenente gli ormai noti concetti strutturanti biologici che le fanno da guida e solo a quel punto potrà procedere;
  3. una volta consultati i concetti strutturanti contenuti nel sistema cognitivo, che forniscono le chiavi di lettura per capire come procedere, l’area autonoma del cervello decide se generare l’emozione… che poi ovviamente noi dovremo subire e gestire!

Ebbene, a questo punto dovrebbe essere chiara l’importanza dell’area di memoria che contiene i concetti strutturanti biologici e quanto sia rischioso che essa contenga concetti biologicamente non corretti (ovvero quanto sia fondamentale sostituirli attraverso un percorso formativo ad hoc) poiché sarà la presenza di questi concetti strutturanti biologicamente non corretti a consigliare all’area autonoma di produrre inutili emozioni, destabilizzanti e difficili da sopportare sia in termini di frequenza che di intensità e durata, che ci forniranno sofferenze in realtà evitabilissime e sicuramente decontestualizzate (in quanto dovute ad errori cognitivi e non alla presenza di eventi esterni).

Se invece attraverso un percorso formativo si imparano nuovi concetti strutturanti e se le modalità di insegnamento degli stessi seguirà le regole indicate nella Teoria che ho elaborato, il cervello potrà smettere di compiere errori e interromperà la continua produzione di emozioni destabilizzanti di intensità e di durata elevate, disfunzionali – come già detto inutili e decontestualizzate – mentre verranno prodotte soltanto le emozioni realmente utili o necessarie, così come accade nel Regno animale: nessuna antilope soffre di attacchi di panico o di depressione o di ansie e paure IMMOTIVATE o derivanti da pericoli NON REALI.

Va da sé che il percorso che propongo essendo un percorso formativo potrà modificare e sostituire i concetti strutturanti che sono responsabili della genesi delle sofferenze emotive, così come spiegato, ma non si sostituirà in alcun modo ad una psicoterapia per cui chi ritiene di avere una qualsiasi patologia o sospetta di averla è giusto ed è meglio che si rivolga anche al medico e/o allo psicoterapeuta di fiducia.

Chi invece desidera imparare e apprendere nuove nozioni di Biologia (così da sostituire i concetti strutturanti presenti nelle aree di memoria del sistema cognitivo) per consentire alle aree autonome del cervello di avere nuove chiavi di lettura per leggere gli eventi in modo da non generare emozioni inutili o intense e amplificate, che si protraggono troppo a lungo nel tempo quindi, in pratica, chi desidera evitare che il cervello generi inutili SOFFERENZE EMOTIVE, può contattare me, i miei collaboratori o gli psicologi che hanno partecipato ai miei corsi di aggiornamento, per iniziare un percorso formativo ad hoc.

Contattami se davvero vuoi smettere di soffrire e diventare più forte, se vuoi aumentare l’autostima, la capacità decisionale, la possibilità di dominare i pensieri e le emozioni, i comportamenti e le sensazioni, se desideri imparare strategie nuove per gestire più efficacemente relazioni o situazioni quotidiane, se vuoi aumentare la tua forza di volontà e la sicurezza in te stesso!

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Un percorso formativo per comandare tu sul tuo cervello!