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Si dice che le coincidenze non esistano.

Siciliano di nascita, Lombardo di adozione, ho cominciato a studiare il cervello nel lontano 1995 a Pavia, città nella quale mi ero trasferito, dopo una serie di strane coincidenze (che sappiamo bene non esistono!): presso il prestigioso Ateneo della ridente cittadina lombarda, mi ritrovai ben presto a portare avanti una serie di ricerche e di studi sui meccanismi di funzionamento del cervello: quelli che oggi chiameremmo più propriamente studi di Neuroscienze.

La scelta di un indirizzo così interessante fu in realtà del tutto casuale e sinceramente determinata più da un criterio di esclusione che non da un vero e genuino interesse per la materia né da una reale passione, che ai tempi non era ancora sbocciata, per lo studio dei meccanismi di funzionamento del cervello. In altre parole, più che basarmi su un futuro obiettivo lavorativo da raggiungere o su un percorso di studi da intraprendere, a quei tempi mi era infatti molto più chiaro quello che NON volessi fare: il mio intento primario era quello di evitare di passare le giornate a pipettare liquidi da una provetta ad uno spettrofotometro o di trasferire culture cellulari batteriche da una capsula Petri ad un terreno di coltura di agar arricchito. “Qualsiasi altra alternativa sarebbe andata bene”, pensai, e così mi ritrovai a frequentare un Laboratorio propedeutico alla Tesi di Laurea scartato dai più (negli anni ’90 andava di moda studiare il genoma umano e la Biologia Molecolare al C.N.R.) che più avanti si rivelò la mia Fortuna.

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Al posto giusto, al momento giusto: un po’ di fortuna non guasta!

Nel Laboratorio così casualmente scelto, propedeutico al completamento dei cinque anni previsti dal Corso di Laurea, era in corso una prestigiosa e proficua collaborazione con l’Università di Ginevra (CH), per portare avanti ricerche e studi sui meccanismi di funzionamento del cervello: ebbi l’opportunità di essere inserito nell’organico di uno di quei progetti, accedendo così ad una corposa e ampia bibliografia e ad un impegnativo quanto interessantissimo e stimolante lavoro di ricerca e sviluppo di “modelli di studio sui meccanismi di funzionamento del cervello“, con particolare riferimento alle modalità di apprendimento, di costruzione di reti concettuali e rappresentazioni mentali della realtà, di organizzazione e gestione delle memorie a lungo termine e di organizzazione del sistema cognitivo.

Ai tempi ero soltanto uno studente di belle speranze e di non troppe velleità ma l’entusiasmo e la curiosità mi consentirono di intraprendere un iter studiorum complesso e articolato, forgiandomi al contempo una mente da attento e paziente ricercatore che mi permise, 20 anni dopo, di sviluppare una mia teoria sul funzionamento del cervello, controcorrente e innovativa, in grado di fornire chiavi di lettura completamente nuove e spesso in antitesi con quelle già accreditate tanto da auspicare e proporre un cambio di paradigma scientifico sull’interpretazione della genesi delle emozioni e dei comportamenti disfunzionali (da cui poi si generano, come già individuato dalla PNEI, tutte le patologie psicosomatiche): una piccola ma potentissima area del nostro encefalo, grande appena pochi millimetri, era in grado di ipnotizzare, condizionare, offuscare e influenzare completamente tutto il resto del cervello producendo, come inevitabile conseguenza, quasi tutti i problemi legati all’emotività e ai comportamenti: dall’ansia alla paura, dalla disistima all’insicurezza, dagli attacchi di panico ai pensieri ossessivi, ai comportamenti violenti, alle dipendenze destabilizzanti, ai problemi relazionali, alla tristezza, alla depressione, fino alle malattie psicosomatiche derivate dal riverbero sul corpo di tutto questo eccesso di emozioni.

Ma andiamo con ordine: il percorso nella suddetta Università mi diede grandi soddisfazioni e mi fece raggiungere traguardi inattesi: nel Gennaio 1999, il Consiglio del Corso di Laurea in Scienze Biologiche, ottenuta la delibera da parte del Consiglio di Facoltà e dopo approvazione del Senato accademico, propose l’attivazione di un contratto di insegnamento per due cattedre presso il suddetto Ateneo; partecipai e vinsi la selezione pubblica nazionale per titoli così che il Senato accademico mi nominò Professore a Contratto presso l’Università di Pavia. Avevo appena 27 anni!

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La difficoltà di accettare schemi precostituiti e la voglia di libertà (le mie più peculiari e vincenti eredità genitoriali). 

La collaborazione però non durò molto: Libertas, quae non in eo est ut iusto utamur domino, sed ut nullo (La libertà, che non consiste nell’avere un padrone giusto, ma nel non averne alcuno – Marco Tullio Cicerone). Furono anni di piacevoli e gratificanti soddisfazioni e cercai di sfruttare tutti i vantaggi che la nomina di Professore universitario mi metteva a disposizione, soprattutto nell’ambito delle relazioni, non lo nego, ma la mia natura ribelle e sovversiva mi impedì presto di continuare a sottomettermi alle logiche baronali e di sistema per cui due anni dopo decisi di abbandonare l’incarico e di trasferirmi a Milano, dove nel frattempo avevo già intrapreso altre collaborazioni. 

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L’ossessione per la ricerca dei perché.

L’input per lo studio del cervello e ,in particolare, per quell’area del mesencefalo che costituirà anni dopo il punto focale delle mie ricerche e delle mie teorie controcorrente mi venne fornito dal lavoro come Nutrizionista: era il 2001, avevo da poco cominciato a lavorare a Milano e mi ero già trovato ad osservare come molte delle persone che seguivo per il dimagrimento riscontrassero e lamentassero oggettive difficoltà nel perdere peso ed era evidente come tali insuccessi non dipendessero soltanto dal loro metabolismo né tanto meno dalle caratteristiche delle diete assegnate ma dalla loro condizione psichica, con particolare riferimento alla produzione di DOPAMINA, come capii successivamente, un neurotrasmettitore ben noto, prodotto da un’area contenente neuroni molto particolari, specializzati proprio nei meccanismi di apprendimento, ampiamente studiati negli anni di lavoro in Università: le mie osservazioni mi portarono a ipotizzare che le chiavi di interpretazione e le spiegazioni fornite dalla Psicologia e da parte della Medicina ufficiale non fossero sufficienti per spiegare i fenomeni osservati, e che fossero assolutamente necessarie delle ricerche e degli studi approfonditi per colmare un vuoto di conoscenze sul funzionamento specifico e peculiare delle aree del Sistema limbico e del Mesencefalo: cominciai così a formulare una mia prima ipotesi sul funzionamento dei neuroni dopaminergici.

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Dalla difficoltà di accontentarsi all’opportunità di trovare nuove risposte.

Aut viam inveniam aut faciam (O troverò una strada o la farò, Annibale 247 a.C – 183 a.C.). Le teorie della Psicologia ufficiale non fornivano spiegazioni alla maggior parte delle domande che mi ponevo a quel tempo e, qualora ne avessero avute, non erano secondo me risposte soddisfacenti né esaurienti. Fu per questo che decisi di non accontentarmi e di trovare da solo le risposte ai miei perché, abbandonando la via già tracciata da altri, costituita da una conoscenza che mi appariva incompleta e insoddisfacente pur se documentata attraverso libri, saggi, atti di congressi e universalmente insegnata in Università e Atenei: volevo una Conoscenza più completa e approfondita!

Alea iacta est! (Il dado è tratto. Località: fiume Rubicone, Giulio Cesare, notte del 10 gennaio del 49 a.C). La decisione è presa: stavolta la località era Milano, era una notte del mese di Marzo del 2005 e non avevo con me nessun esercito quando presi la decisione di farmi venire la varicella (probabilmente per lo stress) e di prendere ufficialmente le distanze dalle teorie ufficiali sul funzionamento del cervello e sulle modalità per interagire con esso. Avrei compiuto da solo e senza alcuna sovvenzione o sponsor le mie ricerche sul misterioso funzionamento dei neuroni dopaminergici ex-ante, correlati con i comportamenti disfunzionali, con la genesi delle emozioni e con altri argomenti sui quali, secondo me, si erano scritte tonnellate di carta di inesattezze, dai quali dipendevano però le nostre emozioni negative, i comportamenti disfunzionali e tutta una serie sterminata di conseguenze nell’ambito dei problemi psicofisici più comuni!

Cominciai così a sperimentare con tutti coloro con cui entravo in contatto le mie intuizioni e ad applicare i risultati dei miei studi, le mie idee e le mie teorie tutte le volte che potevo, con tutte le persone che conoscevo, indistintamente, indiscriminatamente e, aggiungerei, ossessivamente: stavo costruendo una nuova teoria sui neuroni dopaminergici e sulle interazioni tra il mesencefalo, il sistema limbico e la corteccia prefrontale.

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Nascita di un amore.

Il mio impegno da ricercatore indipendente non conosceva orari né festività, non contemplava pause né vacanze e mi spingeva a rubare ore al sonno, alle relazioni, alle attività amene, ricreative, ludiche, sportive e a qualsiasi altro impegno che non fosse inerente e strettamente correlato con il mio ostinato, compulsivo reboante desiderio di conoscere TUTTO sui quei neuroni così straordinari: la mia lucida follia amorosa con la Conoscenza del mesencefalo durò così 8 anni esatti; non fu mai, in realtà, uno studio matto e disperatissimo di leopardiana memoria perché mi sentivo davvero letteralmente rapito da ciò che facevo; fu piuttosto un amore travolgente per la Scienza, per la Ricerca, per la Verità e per una strada che stavo percorrendo accanitamente e che, intuivo, mi stava portando a scoprire quello che fino ad allora non era mai stato svelato: come anticipato ad inizio paragrafo, vista l’importanza del dato mi ripeterò: una piccola ma potentissima area del nostro encefalo, grande più o meno come una castagna, era in grado di ipnotizzare, condizionare, offuscare e influenzare completamente tutto il resto del cervello producendo, come inevitabile conseguenza, quasi tutti i problemi legati all’emotività e ai comportamenti: dall’ansia alla paura, dalla disistima all’insicurezza, dagli attacchi di panico ai pensieri ossessivi, ai comportamenti violenti, alle dipendenze destabilizzanti, alla tristezza, alla depressione, fino alle malattie psicosomatiche derivate dal riverbero sul corpo di tutto questo eccesso di emozioni.

 

La conclusione del viaggio e le voci della consapevolezza.

Era il marzo del 2013 quando decisi finalmente che il percorso era “giunto a conclusione”: negli otto anni precedenti avevo verificato ogni mia ipotesi, avevo analizzato e confermato ogni mia osservazione e ogni mia teoria, ero al cospetto dolce e severo dell’amante che avevo inseguito per tanto tempo e che mi aveva tenuto legato a sé generandomi dipendenza assoluta: la Conoscenza sul funzionamento di un’area del nostro cervello. La mia sfuggente amante si stava finalmente rivelando in tutta la sua possenza, mi sembrava quasi di percepirne la voce; ero in contatto con una sensazione nuova che si può provare solo nel momento in cui si riesce ad accedere ad un livello di consapevolezza superiore: come quando ti sei chiesto il perché di qualcosa, ci hai pensato e ripensato, ti sei arrovellato il cervello e finalmente ti arriva l’intuizione che aspettavi; finalmente capisci! Afferri l’idea! Giungi alla comprensione e in quel momento senti che sei padrone di quella Conoscenza che inseguivi, della risposta a quel quesito che cercavi di risolvere (nel mio caso, per 8 anni!) e l’entusiasmo ti fa gridare “Diamine! Ho capito! Pazzesco! E’ incredibile che sia così! Pazzesco! Finalmente ho capito! Ecco com’è! Ecco perché! Ecco la verità!”.

Archimede a Siracusa disse semplicemente “Eureka!“, ma il Nostro evidentemente era un uomo di poche parole e di ben più elevate capacità intellettive: io più umano e più emotivo, mi sentii felice, frastornato ed esultai dentro di me in modo esclamativo.
Alle mie spalle percepivo la paura e lo sbigottimento all’idea di abbandonare tutte le teorie e le idee scientifiche che mi avevano accompagnato e protetto fino ad allora; davanti a me… Lei: la Conoscenza ormai svelata. La mia Passione per lo studio dei neuroni dopaminergici mi parlava e mi si rivelava, come all’interno di un illuminante, chiarificatore sogno lucido; cercavo di fare i conti con una realtà che mi lasciava quanto meno perplesso sul da farsi, di fronte alla terribile evidenza che ne conseguiva:
tutte le conoscenze ufficiali proposte dagli studi sulla psiche e sulla mente circa il nostro libero arbitrio, sulla capacità di lettura dei dati di realtà e sulla genesi dei pensieri volontari e delle emozioni erano totalmente da rivedere e da ribaltare, non c’era scampo, non c’era alternativa. La riflessione a cui mi abbandonai fu drammatica ma liberatoria allo stesso tempo: quel che mi risultava evidente era che mi avrebbero osteggiato e considerato pazzo, visionario, millantatore; quello che mi rassicurava era che non c’era in realtà una vera decisione da prendere quindi non provavo “l’ansia di dover fare una scelta”! Non potevo cancellare le verità a cui ero giunto quindi non c’erano né bivi né decisioni da prendere: dovevo semplicemente andare avanti e accettare quello che altri studiosi, immersi nelle idee in cui, in precedenza, ero completamente immerso anch’io, avrebbero detto e pensato di me: “Questo è pazzo!”.

Mi rassicurava l’idea che anche io, al loro posto, mi sarei visto tale per cui mi sembrò normale il fatto che avessero potuto pensarlo anche loro, normale e ovvio che non mi avrebbero capito, anzi denigrato! quindi non avevo paura che accadesse: ne ero certo e capivo che, dal loro punto di vista, avevano ragione: con le idee e le conoscenze che possedevano non potevano pensare diversamente!

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Diverso: difetto esecrabile o possibilità di differenziarsi?

E coloro che furono visti danzare vennero giudicati pazzi da quelli che non potevano sentire la musica. (Friedrich Wilhelm Nietzsche). Mi tranquillizzai: non potevo ignorare ciò che ormai avevo conosciuto e non potevo comandare al mio cervello di dimenticare tutto. Mi avrebbero considerato diverso e probabilmente avrebbero parlato male di me. Andava bene, li comprendevo: avevano una loro ragione! Quello che avrei detto dall’indomani in poi, per loro sarebbe apparso di certo assurdo (dal lat. absurdus, propr. «stonato», der. di surdus «sordo») e troppo dissonante rispetto alle idee ufficiali, rispetto a quello che anch’io, d’altronde, nella loro posizione, avrei pensato, prima di giungere a nuove conclusioni, grazie a otto anni di extra studio e così risolsi con poche perplessità la paura del giudizio e non ci pensai più: anche quella notte potei dormire sereno.

Alis Volat Propriis (Si vola con le proprie ali). C’è chi si espone, rischia ma apporta una significativa innovazione e c’è chi preferisce ripetere ciò che hanno detto o fatto altri, prima di lui: una posizione di certo più comoda, quest’ultima, e priva di rischi ovviamente ma per me inaccettabile e sicuramente non percorribile, a meno di soffocare la parte di me che mi avrebbe fatto sentire per sempre un mediocre ripetitore del pensiero altrui: teorie e paradigmi già ampiamente codificati e accettati che permettono una posizione al riparo da eventuali critiche e obiezioni ma scontata e incapace di portare innovazione e progresso scientifico.

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Odi et amo. 

Cotidie damnatur qui semper timet (L’uomo che vive nella paura è condannato ogni giorno). Non più intimorito dalla possibilità di essere ridicolizzato e osteggiato presi la mia strada: l’avrei pensata diversamente da tutti, conscio che per questa mia posizione non ci sarebbero stati mezzi termini: mi avrebbero amato e considerato geniale o criticato aspramente e giudicato insano di mente, tertium non datur (non ci sarebbe stata via di mezzo), ne ero consapevole… e decisi di andare avanti.

Contrariamente a quanto pensassi ed oltre ogni più rosea aspettativa, dal giorno in cui decisi di mettere a frutto le mie conoscenze per guidare i percorsi di tantissime persone, nel mio studio di Milano ovvero dopo altri 7 anni di lavoro, dopo centinaia di abbracci, dopo migliaia di sorrisi, grazie ai tantissimi corroboranti ringraziamenti ricevuti, linfa vitale per continuare ad andare avanti ed aiutare tutti con dedizione e passione, dopo infinite attestazioni di stima, fondamentali per ritrovare ogni giorno la forza per entrare nelle vite e nelle emozioni di chi mi ha sempre chiesto aiuto, dopo lacrime, anche mie, dopo fatica fisica e sudore, dopo tutto questo… mai una critica negativa piovve su di me e sul mio immenso impegno lavorativo. Mai un giudizio che non fosse lusinghiero. Sette anni che hanno visto il mio sforzo di eccellere e la mia scelta controcorrente ampiamente ripagata.

Infine, ciò che i miei studi mi portarono a comprendere, la Conoscenza cui ebbi la fortuna di accedere, la mia Verità scientifica sui neuroni dopaminergici del mesencefalo è semplicemente riassumibile come segue:

Una parte del cervello vuole distruggerci, tutte le emozioni negative che proviamo sono la diretta conseguenza di un’azione distruttiva rivota contro di noi da parte di uno sparuto gruppetto di neuroni cosiddetti dopaminergici.

Una parte del nostro cervello vuole farci fuori o, nella migliore delle ipotesi, ci spinge a compiere azioni e scelte controproducenti per poter soffrire: l’obiettivo di questi neuroni è la nostra SOFFERENZA! Da raggiungere a qualsiasi costo, attraverso pensieri destabilizzanti, idee di disistima, paure, ansie, tristezze, indebolimenti e molte altre strategie autodistruttive messe in atto da una parte di noi. Noi non soffriamo per colpa degli altri ma perché una parte del nostro cervello è felice se noi soffriamo e fa di tutto per farci soffrire, aumentando la nostra sensibilità, la nostra capacità empatica, il nostro bisogno degli altri, facendoci innamorare della persona sbagliata, aumentando a dismisura paure e ansie, amplificando o direttamente producendo le sensazioni negative e i pensieri che ci fanno stare male. Immagina la persona più cattiva e malefica che conosci, la più perfida, approfittatrice, falsa, sadica, ingiusta, una persona che farebbe di tutto per danneggiarti e per farti soffrire, che non vede l’ora che tu sia debole e che tu stia male: quella persona alberga in te, le dai ospitalità, vive in una parte nascosta, dentro di te! È una parte del tuo cervello ma se vuoi esiste una strategia per sconfiggerla”.

Si tratta di un’area estremamente potente ed è a causa della sua presenza che si generano le ansie, le paure, le insicurezze e TUTTE quelle emozioni negative, quei pensieri che non vorremmo avere e quelle insicurezze-debolezze caratteriali che spesso prendono il sopravvento e ci fanno soffrire: se non ci fosse quest’area NON ci sarebbero questi elementi! Contrariamente infatti a ciò che viene normalmente ritenuto, a ciò che ci hanno sempre insegnato e a ciò che noi stessi abbiamo sempre sperimentato nelle nostre esperienze quoridiane, le emozioni negative e le sofferenze non sono una componente normale della nostra vita e della nostra genetica ma sono prodotte come CONSEGUENZA della presenza di informazioni errate, memorizzate nei circuiti di questi neuroni sopra citati!

Per non soffrire quindi è necessario modificare queste memorie e per fare ciò é necessario sapere COME dialogare e interagire con questi neuroni! Molto del tempo che trascorsi a studiare il cervello, lo dedicai alla comprensione dei meccanismi per annullare gli effetti di tali neuroni sulla nostra emotività e per sovrascriverne, in molti casi ma non in tutti, le impostazioni memorizzate.

Con mio stupore, nel corso delle mie ricerche riuscii a capire ben presto come non fosse il linguaggio a produrre il cambiamento sperato nei loro circuiti: osservai e compresi come parlare non servisse a NULLA e questo mi portò a considerazioni e riflessioni che mi spinsero ad ulteriori studi in quanto nessuna delle tecniche esistenti, adottate per proporre un cambiamento e basate sul dialogo, sulla parola e sulla comunicazione verbale poteva in alcun modo accedere all’area tegmentale ventrale del mesencefalo: in altre parole, le terapie rassicuravano, supportavano, facevano sfogare, rilassavano, scavavano, tiravano fuori informazioni, facevano riflettere e ragionare, analizzavano o compensavano ma NON modificavano gli schemi di funzionamento di questi neuroni né il loro prodotto (cioè le emozioni negative e i pensieri destabilizzanti sopra detti). Per cambiare gli schemi di questi neuroni era necessario qualcos’altro e non era in alcun modo utile né sufficiente né efficace operare attraverso terapie farmacologiche o psicoterapie (che infatti agiscono altrove). Servivano invece due elementi imprescindibili e fondamentali:

  1. Il primo passo consiste nell’inserimento di alcune specifiche nuove memorie all’interno del sistema cognitivo: per esprimere la loro azione destabilizzante e disfunzionale, infatti, i neuroni dopaminergici oltre ad utilizzare i loro circuiti di memoria effettuano una “lettura” di alcune memorie del sistema cognitivo rimanendone influenzati nel loro comportamento; introducendo concetti nuovi all’interno del sistema cognitivo è quindi possibile influenzare i neuroni dopaminergici! Insieme con il mio team di collaboratori siamo riusciti ad individuare quali concetti dovessero essere inseriti nel sistema cognitivo per produrre il cambiamento desiderato nei neuroni dopaminergici. I concetti da introdurre hanno la caratteristica di essere totalmente estranei alla nostra normale concezione di “essere umano” cui siamo da sempre abituati e molto più vicini alla nostra natura animale quindi prevedono un cambiamento profondo delle nostre idee e delle nostre conoscenze su noi stessi ma senza questi concetti non è possibile nessun cambiamento nella risposta emozionale del nostro cervello e non possiamo in alcun modo cambiare il nostro stato di sofferenza.
  2. Per inserire le nuove memorie sono necessarie tecniche particolarissime poiché, come già detto, parlare NON SERVE A NULLA poiché NON GENERA ALCUN CAMBIAMENTO NEI CIRCUITI DOPAMINERGICI NÉ NELLE MEMORIE DEL SISTEMA COGNITIVO. Si rende quindi necessario lo svolgimento di specifici atti/giochi di ruolo ovvero di specifiche azioni che, oltre a permettere il rilascio di specifici neurotrasmettitori che immediatamente possono migliorare il riequilibrio psicofisico (ad ogni azione può corrispondere infatti la produzione di una certa classe di neurotrasmettitori!), rappresentino per il cervello dei nuovi dati esperienziali da trasformare in successive nuove memorie sia nel sistema cognitivo principale che nelle aree di memoria dei circuiti dopaminergici al posto di quelle da “eliminare”. Per far sì che tali azioni risultino EFFICACI e costituiscano la base di partenza per la genesi delle nuove memorie all’interno del sistema limbico e del mesencefalo, è necessario che tali azioni sopra dette siano assolutamente SIMBOLICHE, IRRAZIONALI ED EMOZIONALI altrimenti il cervello non è in grado di inserirle nell’area che vogliamo modificare.

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Il mio lavoro consiste nello svolgimento di questi due punti: NESSUNA TERAPIA  dunque, nessuna analisi, nessuna perdita di tempo. Per cambiare serve IMPARARE CONCETTI NUOVI che modifichino l’impalcatura del sistema cognitivo e che sovvertano le regole memorizzate ed è necessario usare AZIONI CODIFICATE PARTICOLARISSIME E SPECIFICHE per poter essere comprensibili al mesencefalo e al sistema limbico cioè per far sì che il cervello possa memorizzare nei punti giusti i nuovi concetti proposti.

Il cambiamento arriva in automatico dopo che il cervello abbia effettuato questa operazione!

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Prima di salutarvi, concludo con una sintesi della mia biografia e con il link al mio curriculum vitae ufficiale:

Laureato in Scienze Biologiche presso l’Università di Pavia con una tesi sperimentale in collaborazione con l’Università di Ginevra, esperto di Neuroscienze ed Etologia Umana, già professore a contratto presso la suddetta Università, lavora come libero professionista, insegnando quali sono i meccanismi di funzionamento del cervello, come interagiscono tra di loro le varie aree cerebrali e quali sono gli stimoli situazionali e sensoriali che il cervello deve assolutamente ricevere per raggiungere e mantenere l’equilibrio.

É inoltre relatore in conferenze sulle Neuroscienze e sull’Etologia Umana, per le quali ha ottenuto patrocini dal Comune di Milano e dalla Regione Lombardia, è autore di Audiolibri nei quali è possibile viaggiare alla scoperta del funzionamento segreto del cervello, per conoscerne e risolvere gli inevitabili “errori di programmazione” prodotti durante l’infanzia, attraverso espedienti e trucchi utili a far funzionare il cervello nel modo migliore, per non incorrere in problemi relazionali o addirittura per favorire il buon funzionamento della parte animale-istintuale-irrazionale così tanto correlata con la salute e il benessere.

Collabora con i consolati di diversi Stati del Sud America, invitato come relatore di conferenze sulla “Violenza sulle donnee sui “Disagi all’interno della Famiglia.

Insieme ai suoi collaboratori è riuscito ad individuare quali sono gli habitat emozionali indicati e adatti per ogni tipologia caratteriale di appartenenza e quali sono le azioni da compiere per favorire la parte animale-istintuale e per consentire al sistema Neuro-Endocrino-Immunitario di funzionare nel modo più appropriato ed equilibrato possibile, così da favorire il benessere e la salute dell’intero organismo.

Nel nostro organismo, così come nell’Universo, nulla accade per caso: tutta la vita così come la conosciamo è regolata dalla legge di causa ed effetto. Se qualcosa si altera, nel nostro organismo, e se si instaura una patologia, c’è dunque sempre una causa che la provoca… e la maggior parte delle volte essa è da ricercare all’interno dei meccanismi regolatori con cui il cervello controlla se stesso e l’intero organismo.

Tutto nel nostro organismo è sotto il controllo del cervello, che dirige e coordina funzioni e parametri vitali come un abilissimo direttore d’orchestra dirige fiati, strumenti ad arco e percussioni.

Il segreto per stare bene si cela nello studio approfondito della parte animale-istintuale-irrazionale del cervello umano: con i miei collaboratori, partendo dai dati delle Neuroscienze e dagli studi di Etologia Umana, siamo riusciti a definire quali stimoli emozionali si devono necessariamente fornire a quest’importantissima area cerebrale autonoma e indipendente, fino ad oggi sottovalutata e sconosciuta, affinché il cervello possa funzionare in modo ottimale e non entri in stati di squilibrio energetico tanto da arrivare ad attivare i più vari e diversificati sintomi o disturbi psicofisici: oggi è possibile fornire gli stimoli adeguati affinché il cervello funzioni correttamente e regoli in modo equilibrato l’intero organismo.

Secondo questi nuovissimi studi, fornire stimoli adeguati a quest’area è così importante che un semplice involontario e inconsapevole errore nel nostro comportamento sociale o nella scelta del nostro habitat emozionale può causare una sofferenza in specifiche regioni cerebrali da cui possono nascere patologie della mente e del corpo; conoscere le regole di funzionamento, le necessità sensoriali-emozionali e i segreti della “parte animale-istintuale-irrazionalee fornirle gli stimoli giusti, usando il linguaggio simbolico più adatto, anch’esso individuato dal dr. Militano e dai suoi collaboratori, è sufficiente per il riequilibrio l’intero organismo sia sul piano psichico che su quello fisico.

Biografia sintetica Curriculum Vitae Tancredi Militano

Vi aspetto.

A presto!

Tancredi Militano