Contro l’ansia e le dipendenze curare le memorie inconsce Studio del neuroscienziato Militano sugli ‘errori del cervello’

– PALERMO, 26 SET – Ansia, attacchi di panico, depressione, rabbia. E ancora: dipendenze da cibo, alcol, droghe e dipendenze affettive fino ai raptus di violenza. Varie forme di eccessi emozionali, di disturbi del comportamento e patologie psicosomatiche sono curabili intervenendo sulle memorie inconsce del cervello, dicendo addio in molti casi agli psicofarmaci. Una scoperta che già sta dando i suoi risultati.

A metterla in pratica nel suo studio milanese, è il biologo palermitano Tancredi Militano, esperto di Neuroscienze ed Etologia umana, che l’ha elaborata correlando i vari studi e contributi scientifici che riguardano proprio il funzionamento del cervello e delle sue varie componenti.

“Ansia, raptus di violenza, attacchi di panico – spiega Militano – e ancora insicurezze, paure o disturbi del comportamento alimentare sono tutte manifestazioni emotive causate dalle memorie dei neuroni dopaminergici, cioè quei neuroni che producono dopamina, presenti nel mesencefalo. Siamo in quella parte del cervello che viene programmata nei primi 5 anni di vita, che condiziona l’ emotività e le nostre scelte per il resto dell’esistenza”.

La scoperta del funzionamento di questi neuroni, in questa piccola ma significativa area del nostro cervello, ha permesso, grazie a studi, ricerche e nuove teorie, di comprendere la genesi di tutte quelle emozioni che possono poi sfociare in patologie curate, finora, con ansiolitici e psicofarmaci. La novità è che, come sostiene Militano, “da questi eccessi emotivi e dai disturbi del comportamento si può ‘guarire’ cancellando dal nostro cervello alcune memorie nascoste”. In realtà, che il cervello produca emozioni cosiddette “negative” – osserva lo studioso – è un normale meccanismo di adattamento evolutivo: “tali emozioni, infatti, sono spesso un campanello d’allarme – dice – che serve per metterci in guardia da pericoli o rischi per la sopravvivenza o la salute”. Lo stesso si può dire per le sensazioni di tristezza, di insoddisfazione o di aggressività: le emozioni negative non sono sempre degli errori del cervello.

“Il problema nasce quando il cervello ne produce in quantità tale che esse prendono il sopravvento – precisa il biologo – o quando sono ‘decontestualizzate’ rispetto alla realtà circostante. Se sono in macchina in tangenziale, ad esempio, e ho l’attacco di panico perché ho un eccesso di ansia, in tal caso si può parlare di un ‘errore’ del cervello”. La responsabile di questo “errore del cervello” è l’area tegmentale ventrale del mesencefalo. Quest’area è in grado di coinvolgere le aree vicine e di determinare l’attivazione di sensazioni negative e comportamenti disfunzionali, condizionandoci sia nelle scelte che emotivamente, a causa di alcune memorie registrate nelle strutture di “immagazzinamento dati” del cervello.

“Questa scoperta è fondamentale perché permette di adottare nuove strategie efficaci – spiega Militano – per risolvere i disturbi legati non solo all’ansia, alle emozioni negative, alle paure, all’insicurezza, alle dipendenze, ai raptus di violenza ma anche a problemi psicosomatici, gastriti, coliti, disturbi della pelle e cefalee, normalmente trattati con i farmaci”. Cosa fare dunque? “L ‘obiettivo fondamentale è quello di “sovrascrivere” le informazioni contenute nell’area ventrale tegmentale – sostiene il neuroscienziato – del mesencefalo e dell’ippocampo”.

Tratto da https://www.federfarma.it/Edicola/Ansa-Salute-News/VisualizzaNews.aspx?type=Ansa&key=28642